La Corte dei Laghetti,dove il cielo si specchia nell’anima

sambuco
Spesso il paesaggio esteriore rispecchia quello interiore. O viceversa. Tant’è che l’aderenza dello stato d’animo al cospetto del panorama che si profila agli occhi diventa totale.
Ho gustato questa sensazione una volta arrivata alla Corte dei Laghetti, in Valmaggia. Dal tormentato srotolarsi della strada, che arranca vertiginosamente tra macigni lunari, si approda su una culla punteggiata di specchi d’acqua che bevono il cielo. Il contrasto tra l’immensità degli spazi che lo sguardo abbraccia fin oltre le vette e il severo contenimento dei laghi addomesticati dalla volontà dell’uomo suscita un sentimento di fragilità e di potenza insieme.
Siamo così piccole creature posate in mezzo a tanto infinito! E rivedendo con la mente questi luoghi ancora vivi in me, ritrovo un pensiero di Pessoa, pescato in qualche libro, che più o meno suona così: “per essere grande devi essere intero, sii tutto in ogni cosa, metti quanto sei nel minimo che fai…” Ecco che allora, così come un laghetto di montagna per quanto piccolo racchiude tutto il cielo che in esso si specchia, anche l’animo per quanto umanamente limitato raccoglie in sé un’immensità inafferrabile che sfiora il divino.
È un’esaltazione arrivare fino all’apice della Valmaggia, un premio per gli occhi e per lo spirito che si intuisce già dalle sue primissime falde. Questa è la più estesa tra le Valli del Canton Ticino e abbraccia la Bassa Valle, la Rovana, la Bavona e la Lavizzara, ognuna con caratteristiche proprie, come diverse femminee creature appartenenti allo stesso harem. Venendo da Locarno, oltrepassando Bignasco e proseguendo per Fusio, il paesaggio cambia bruscamente a partire da Ponte Brolla, varco che introduce nell’anima autentica della Valmaggia. Il fiume Maggia, che divaga giocoso tra le rocce e prende respiro tra le folte macchie di vegetazione, rappresenta le vene dell’intera valle, linfa vitale e purezza naturale.
A guardare i rari nuclei abitati che animano qua e là queste pendici, è facile immaginare come sia stato l’uomo a piegarsi al carattere della natura, adeguando abitazioni e attività alla conformazione del territorio. Case in pietra e legno rimandano a una vita dura, fiera, di stretta alleanza con la montagna e i suoi animali. Fusio ne è l’emblema, fiabesco villaggio ancora quasi interamente in pietra che evoca i ritmi di un’età arcaica, in cui la quotidianità ruotava attorno all’acqua, agli animali e alla zappa. I mulini sono ancora lì a raccontare la fatica e la genuinità di queste comunità tuttora profondamente legate alle proprie radici. Basti pensare che non lontano da qui, a Bosco Gurin, delizioso villaggio Walser incastonato nella pietra, si parla Schwyzerdütsch pur essendo in Canton Ticino.
Ma è arrivando alla Corte dei Laghetti, appunto, che lo spirito della Valmaggia si spiega nella sua completezza. Il Lago Sambuco, a 1450 metri d’altezza, è lì ad aspettare il visitatore sputato fuori dalle brulle montagne, accogliendolo con le sue morbide sfumature di verdi e di blu accese dal sole. Una lingua asfaltata lo costeggia rendendolo percorribile anche in auto o, meglio ancora, in bike per raccoglierne con lentezza tutta la sua bellezza. L’incanto non si esaurisce all’epilogo del bacino, perché una volta percorso tutto il fianco del Sambuco si sbocca al lago Narèt, passando per il piccolo Lago Scuro, altra gemma naturale. Con i suoi 2310 metri d’altezza, il Narèt è stato trasformato in una delle dighe più maestose della Svizzera. Fonte di vita, dunque, ma anche musa che invita a farsi ammirare e liberare il pensiero dai lacci della routine, gustando l’aria frizzante delle alpi sulle gote. Con grinta nelle gambe si può inerpicarsi tra le curve rocciose che dalla diga salgono fin verso la Capanna Cristallina, rifugio dove trovare il meritato ristoro perché le ore di cammino dal Narèt a lì non sono davvero poche.
Ma vale sempre la pena andare avanti, alla ricerca dei propri limiti, per scoprirli, accettarli, superarli. Così, stanchezza e vertigini si stemperano lungo il sentiero, passo dopo passo, dosso dopo dosso, strapiombo dopo strapiombo. E, mentre i Laghi Narèt e Sambuco alle spalle sembrano diventare sempre più piccoli, è bello pregustare quello che sarà il piacere del ritorno dopo tanto vagare. “Sii tutto in ogni cosa, metti quanto sei nel minimo che fai …” Forza, allora, vado avanti passo dopo passo, dosso dopo dosso, strapiombo dopo strapiombo, concentrando tutta me stessa in quell’immenso spazio che mi risucchia riversando la sua energia nella mia.
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