L'Inno alla vita e il bacio del Sole (Privé)

Di fronte, il mare e la pace dell’infinito. Alle spalle, il temporale e l’agitazione del cielo. In mezzo, tra la quiete dell’azzurro e la minaccia dei lampi, una creatura animata da una singolare piacevolezza. Quella di sentirsi in armonia con questo Tutto che la circonda e la riempie, un Tutto che attraverso i suoi occhi di donna riversa nell’anima di bambina un sentimento di gratitudine per il privilegio di poter godere di questa vita con profonda consapevolezza.
Le pare di guardarsi dal di fuori, per cercare di fissare meglio tutta la scena, come fosse un dipinto appeso ad una parete dell’esistenza. Un dipinto vivo, pennellato di sensazioni tattili acute, pregno di suoni contagiosi, di odori assorbenti e sapori eccitanti.
I piedi nudi della creatura assorbono con piacere il calore conservato e rilasciato dalla sabbia, come se la terra rigurgitasse lentamente la sua energia vitale e gliela donasse attraverso quel sensuale contatto. Un po’ come farebbe con le radici di una pianta famelica di linfa.
Ecco, somiglia a una pianta la creatura che con femminea disinvoltura posa in questo dipinto abbozzato dalla creatività della Natura. Perché c’è poco di umano nell’istintivo benessere d’appartenere alla spuma del mare, alle saette del temporale e ai granelli della sabbia. È piuttosto una percezione primitiva, gioiosa e insieme conturbante, che evoca un idilliaco ritorno alle origini. Uno sprofondare a ritroso nel tempo attraverso lo spazio fino a poter toccare il nucleo ancestrale di sé.
Così, mentre i tuoni alle spalle si fanno sempre più ruggenti e il mare di fronte s’appresta a ricevere l’imminente pianto delle nuvole, la creatura allunga le braccia con le mani congiunte verso il cielo, caricaturando il rituale di una preghiera laica.
Un inno alla vita. Questo il titolo del dipinto che in un istante ha cullato di stupore l’anima di una bambina attraverso lo sguardo di una donna. L’inno alla vita di una pianta che, con i rami spalancati ad abbracciare il vento e le radici sprofondate a succhiare l’arena, accoglie la pioggia. In attesa del Sole che presto la bacerà.