Harry Potter, magia senza età

Sul Corriere del Ticino Extra
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Non c’è pensiero che nascondiate che il mio potere non sappia vedere, quindi indossatemi ed ascoltate quale è la casa in cui rimanereVenite dunque senza paure, con me sarete in mani sicure.” Così sentenzia il Cappello Parlante indossato dagli studenti di Hogwards in procinto d’essere smistati tra le quattro Case: Grifondoro, Tassofrasso, Corvonero e Serpeverde. Nella saga letteraria e cinematografica l’annuncio del Cappello, uno tra gli infiniti oggetti magici del fantastico mondo di Harry Potter, è sempre atteso dagli studenti con un certo timore perché, si sa, il suo giudizio è solenne e incontrovertibile.
Anche alla Harry Potter Exhibition – approdata il 12 maggio alla Fabbrica del Vapore di Milano, dopo aver fatto il tutto esaurito in mezzo mondo – il Cappello Parlante accoglie il pubblico con la sua greve voce, scuotendo negli animi un pizzico d’inquietudine. Se i ragazzini e gli adolescenti innamorati del mitico mago bramano di vivere in prima persona un’esperienza finora solo vista sullo schermo o letta sui libri, una bimba molto piccola in braccio al papà scoppia in un pianto improvviso, evidentemente spaventata da un oggetto occulto e da una situazione a lei ancora non famigliare e, dunque, inquietante. Il papà sdrammatizza indossando con evidente orgoglio il Cappello Parlante e, giocando come un bambino, cerca di strappare alla figlioletta un timido sorriso di distensione.
È solo l’inizio del viaggio che parte dal binario 9 e ¾, dove l’Espresso sfreccia verso la scuola di magia più famosa del mondo, passando per la capanna di Hagrid, il campo da Quidditch, la Foresta Proibita e il dormitorio del Grifondoro. Un inizio che invita a una considerazione: la magia non ha età. Nella mente di un bambino si concreta senza i filtri della ragione in una dimensione essenzialmente inconsapevole, pertanto ancora più potente e coinvolgente, tanto da essere presa molto sul serio, spaventando o facendo sognare. Nella mente di un adulto può toccare sfere altrettanto pervasive e, anche se la maturità aiuta a tenere le distanze tra la ragione e l’illusione, la voglia di lasciarsi stupire, emozionare e catturare da forze magiche sconosciute risveglia un piacere ludico forse dimenticato.
Proseguendo la visita, attraverso le nove stanze che ricreano le ambientazioni autentiche di Hogwards, questo pensiero prende sempre più consistenza. Grandi e bambini, insieme, si lasciano rapire da questo leggendario mondo di maghi, catapultati in una realtà onirica dove le regole sono sovvertite: il buio profondo di ogni stanza accende l’immaginazione e al cospetto di bacchette magiche, alambicchi, spade, boccini d’oro, giratempo, scenografie e abiti strappati di dosso dai personaggi ed esposte qui, verrebbe voglia di trovarselo dietro le spalle questo piccolo grande mago dalla profonda umanità. Harry Potter, invece, non c’è. Così come non ci sono i suoi eterni amici e nemici, da Hermione, ad Albus Silente fino a Lord Voldemort, evocati insieme agli altri protagonisti dagli oggetti presi in prestito ai set cinematografici. Tali assenze sono palpabili: un vuoto tangibile aleggia nelle sale, come se mancasse l’afflato necessario a dar vita al mondo magico in cui siamo immersi. Questo vuoto che fa capire come tali personaggi, nati da uno straordinario guizzo creativo, siano entrati a far parte del mondo reale di almeno due generazioni. E contemporaneamente tale vuoto stimola la suggestione, perché la nostra immaginazione completa la teatralità delle situazioni contribuendo all’atto creativo. E allora è proprio nella mente di ogni visitatore che, durante questo viaggio esplorativo, si compie la magia trasformando ognuno in protagonista. Nessuno, infatti, tra il pubblico si sottrae all’esperienza di sradicare dalla terra la mandragola nell’Aula di Erbologia, e il pianto della creatura innaturale sorprende ugualmente grandi e piccoli, senza grandi spaventi questa volta. E chi non resiste al lancio di una Pluffa nella stanza del Quidditch, o di sedersi per un attimo sulla poltrona gigante della Capanna di Hagrid?
Nemmeno di fronte agli emblemi degli antagonisti di Harry Potter si perde la voglia di incontrarli per davvero: dallo svettante Disseminatore alla temibile Torre gigante della Pietra Filosofale fino agli Horcrux, tutto fa immaginare che il male sia lì, in agguato. E invece niente, anche la malvagità soccombe nel vuoto dell’artificio.
E mentre la Spada di Godric Grifondoro congeda i visitatori verso l’uscita, improvvisamente si riapre il sipario sulla quotidianità. Obbedienti alle regole della ragione, ci si lascia alle spalle il buio, l’occulto e il sogno, corrotti dagli immancabili gadgets, che nulla hanno a che vedere con le stregonerie di Harry Potter ma piuttosto con le strategie di marketing.
Un ultimo sguardo alla piccola in lacrime in braccio al papà: evidentemente ha superato il trauma dell’incontro con il Cappello Parlante e di questo fantastico viaggio nel mondo della magia le resterà almeno un ricordo, vivido e inequivocabile. Quello di una fotografia, sempre in braccio a papà, scattata dalle guide della mostra (per il modico prezzo di quindici Euro).
“Venite dunque senza paure, con me sarete in mani sicure …” La mostra sarà ospitata nella Fabbrica del Vapore fino al 9 settembre. C’è dunque ancora tempo per giocare. Grandi e piccoli sono invitati a mettersi nei panni di Harry Potter e recuperare con stupore quel pizzico di magia senza età che alberga in ognuno di noi.