L'incontro e il caso (Privé)

“Una donna non sente. Una donna sa!”
Queste erano le parole esatte che mi rimbalzavano nella testa mentre camminavo nel sole, questa mattina in città. Parole che, passo dopo passo, coronavano un ragionamento ben distinto e che scolpivano la mia mente con precisione millimetrica, tanto da renderle evidenti sul mio viso, forse. Senza grande attenzione, scorgevo avanzare verso di me un individuo. Lo vedevo senza guardarlo. Sentivo il suo sguardo puntato addosso e più si avvicinava più percepivo la sensazione che, giunta a tiro, mi avrebbe rivolto la parola.
“Excuse me, do you speak english?” Lo sapevo: una donna non sente, sa!
Sorriso schietto, denti bianchissimi, pelle olivastra, capelli nerissimi. Forse un indiano o comunque un mediorientale sulla cinquantina, elegante e istintivamente simpatico. Dalla camicia colorata avrebbe potuto essere un turista ma la valigetta in pelle nella mano sinistra, i pantaloni scuri e le scarpe lucidissime tradivano la mission di businessman. Credendo avesse bisogno un’informazione stradale gli ho risposto cortesemente, anche se girovagava in me una sensazione di confusa incertezza.
“Mi scusi ma non ho potuto fare a meno di fermarla vedendola, vorrei dirle qualcosa di importante …” Proseguendo con un inglese perfetto, il signore si stava inoltrando per discorsi inattesi che mi rimbalzavano, per cui stavo per voltargli le spalle e andarmene nemmeno troppo garbatamente.
“La prego, ascolti, un attimo solo.” E lì qualcosa mi ha trattenuto, mi sono fermata e ho rincontrato quel viso divenuto molto serio seppur sempre sorridente, quasi supplichevole di fiducia.
“Lei è circondata da un’aura, un’aura speciale. Io la vedo, trasmette gioia, bellezza, vita …” Di fronte alla mia espressione di incredulità, prima che me ne andassi definitivamente davanti a quella che credevo fosse una chiara presa in giro, l’uomo s’è affrettato ad aggiungere:
“Le giuro che non la sto prendendo in giro, sono molto serio. Io vedo in lei qualcosa di importante, lei è una donna molto fortunata … un grande cambiamento sta per accadere nella sua vita.”
“Tutti vivono cambiamenti prima o poi, anche lei probabilmente … bene, buona giornata!” Tagliai corto, un po’ divertita ma anche un po’ turbata.
“Ma io vedo qualcosa di ben preciso che la riguarda, se vuole glielo dico… non desidera sapere cosa cambierà per lei?”
È stato a quel punto che ho capito. Ho capito che non era un caso quel che stava succedendo. Io avevo in qualche modo anticipato quel bizzarro dialogo appena quel misterioso signore era comparso al mio orizzonte, nel sole, vedendolo senza guardarlo. Ho capito che avevo paura mi parlasse, paura di sapere quello che avrebbe voluto dirmi. E ho capito che non volevo assolutamente sapere quale cambiamento, a suo sentire, mi sarebbe dovuto capitare.
Forse gli credevo. Del resto sono sempre stata convinta che ognuno di noi abbia un’aura e che si possa imparare a vederla, a leggerla, ma questo è privilegio di pochi. Che lui fosse uno di questi pochi capaci di vedere oltre? Mi piace pensare che sia così, tanto che sento il bisogno di scriverlo, di raccontarlo, forse per esorcizzare l’inquietudine di un incontro che ancora vibra.
Ho salutato con gratitudine il signore, pregandolo di non dirmi niente di più, perché non volevo sapere cosa mi sarebbe successo.
“Va bene, come vuole. Buona fortuna signora, la vita le sorride, sia felice!”
Dopo pochi passi verso la mia direzione, ho avuto un brivido. Con la pelle d’oca mi sono voltata per cercare il signore alle mie spalle ma non c’era più. Sono tornata indietro, ho percorso tutto l’isolato, allungando lo sguardo a caccia di una camicia colorata, di una ventiquattrore, di un sorriso bianco. Frugavo dappertutto ma niente, sparito.
Meglio così. Perché credo che gli avrei chiesto di continuare a raccontarmi, di farmi sapere. Pericolosissimo.
Tornando sui miei passi, un po’ trasognata, tornavo anche sui miei pensieri … “È proprio vero: una donna non sente. Una donna sa.”