La calamita (Privé)

C’è un tempo per la semina e uno per la raccolta.
A un certo punto del cammino esistenziale s’impone una sosta di riflessione, dettata dall’inevitabile scorrere degli anni. I bilanci, si sa, bussano puntuali a ogni giro di boa (almeno) costringendo a soppesare delusioni e successi, rimpianti e speranze, timori e sogni. E può capitare che, guardandosi indietro, si veda la propria vita srotolarsi come una vecchia pellicola cinematografica, e ci si osservi non tanto in veste di protagonisti bensì di spettatori. O meglio, quel protagonista degli anni passati che andiamo a ricucire con il filo della memoria pare non corrisponderci più. Eppure è – siamo – la stessa persona, con la stessa testa e lo stesso cuore, perché addomesticare la propria natura è impresa assai ardua e poco ci si scosta dalla propria ombra per quanto la si fugga.
Si cambia solo in parte, ma fondamentalmente si resta in divenire quel che eravamo, come rocce che scolpite dai capricci del vento rimangono pur sempre macigni. Allora, riguardando quella vecchia pellicola cinematografica, affiora a volte la sensazione d’aver perso a tratti il controllo della propria esistenza, come se qualche forza misteriosa e irresistibile ci abbia fatto soccombere a tentazioni più potenti della nostra volontà. Si chiama passione, forse. Questa forza misteriosa e irresistibile che trascina via, lontano da ogni ragione, questa calamita che anche senz’accento può devastare, bruciare, annientare. È una forma di bulimia che non ammette compromessi, una fame ossessiva d’avere tutto o niente, mai poco.
Le passioni sono assorbenti, alimentano ma consumano e il rischio di restarne travolti è sempre in agguato. Ma vale la pena rinunciare? Vale la pena vivere senza rischiare? Vivere senza vivere? Dopo tutto anche le passioni possono essere educate e incanalate verso un ordine salvifico, come un’imponente massa d’acqua che anziché esondare viene arginata, mai assorbita o sperperata. E forse è questo l’unico vantaggio che l’inevitabile scorrere degli anni ci offre come raccolta alle nostre semine esistenziali: imparare ad abbandonarsi alle proprie passioni senza riserve, individuando possibilmente quel sottile equilibrio che fa la differenza tra una calamita e una calamità.