L'odore della pioggia (Privé)

Come d’incanto il cielo si spoglia.
Dopo tanto piangere, le nuvole svuotate della loro stessa essenza si arrendono ed esauste si posano lungo i fianchi delle colline, anch’esse svestite del loro verde ossigeno. Vaporose aureole discese dalle vette imbiancate disegnano messaggi comprensibili solo agli angeli, ai poeti e agli innamorati. Misteriosi segnali di fumo in continuo divenire, riccioli di cotone sospesi tra cielo e terra, che il lago col suo silente specchio cattura, alimentando le sue acque di nuove increspature.
Vene d’argento a fior d’acqua, stringhe di seta a mezz’aria, impalpabili soffi di grigio negli occhi. È surreale l’atmosfera dopo un temporale lacustre. Vien voglia di farsi largo tra i grigi vapori ancora grondanti d’inverno e con le mani frugare, scavare, grattare fino a raggiungere almeno un timido raggio di quel dio di fuoco risucchiato al di là del mondo.
Ma luce, colore e calore sono irrimediabilmente altrove in questo giorno che sta per sfumare. Solo l’odore resta. L’odore dell’ultima pioggia ancora nell’aria che, come lieve sudore, scivola sulla pelle nuda. Nuda, come questo cielo che d’incanto si spoglia senza vergogna, in attesa di una notte ancora da inventare.