Ossimori (Privé)

Svegliarsi tristi senza un perché. Fuori la nebbia, dentro il vuoto.
Come i pacchetti scartati il giorno prima, dimenticati sul divano a riposare.
Capita, a volte, che il panorama esteriore somigli a quello interiore e che quel velo uggioso che avvolge la mattina evochi un po’ il sentimento malinconico che ammanta l’anima.
Sarà stato un sogno sfumato nella notte, uno di quelli che non si lasciano ricordare, che sfuggono alla memoria e si sottraggono alla coscienza, forse proprio per salvarci dall’imbarazzante peso della comprensione.
Oppure sarà semplicemente il senso del tempo che passa. Dall’eccitata effervescenza del giorno precedente si scivola inesorabilmente in uno stato di immobile torpore. Le luci si spengono, la musica tace, i colori sbiadiscono e la sensazione di opulenza si mescola a un vago sentimento di insoddisfazione. Ossimori dell’umana esistenza.
Perché? Che cosa ci manca? Abbiamo avuto le luci, la musica, i colori, tutto, tantissimo, eppure dalla giostra si scende con un diffuso senso di frustrazione che obbliga a pensare.
Ogni volta è così. Un rituale che si ripete, ciclicamente, in un susseguirsi di stati d’animo che si sovrappongono l’uno sull’altro, proprio come quella millefoglie alla crema che ci ha allettato fino alla nausea con il suo stratificato ripetersi di stucchevole bontà.
È urgente scrollarsi la nebbia di dosso e guardare avanti. Non pensare. È necessario inseguire un altro sogno, allungare la mano al domani, rincorrere chi c’è portando nel cuore chi invece non c’è perché lontano nello spazio o, peggio, nel tempo.
Sempre il tempo. Eccolo il colpevole di questa frustrazione. Prima ci dà tutto, poi, voltata pagina, ci sbatte in faccia la nostra effimera presenza su questa giostra di luci, musiche e colori che puntualmente dopo la danza svanisce. Proprio come il sogno di questa notte che se n’è appena andata.
È tardi ora. Le campane in lontananza scuotono la mente e ricordano che, dopo tutto, la festa è ancora nell’aria. E allora scacciamo con uno sbadiglio la tristezza, raccogliamo i pacchetti scartati, facciamo ordine tra i ricordi, i sogni e le speranze. E rimettiamoci in corsa in questo nuovo giorno che il tempo ci regala, prima che diventi anch’esso un pacchetto vuoto da dimenticare.