Immaginazione, la creatività messa a nudo

Cos’hanno in comune Bob Dylan e l’inventore dello Swiffer, Auden e Beethoven, Shakespeare e Keith Richards? L’aver creato qualcosa di straordinario e irripetibile. Aver partorito canzoni, oggetti, poesie, opere d’arte che hanno cambiato la vita, il mondo, il pensiero. È la creatività che contraddistingue tali personaggi, rendendoli simili e al contempo unici. Ma cos’è la creatività?
“Fu un lampo d’ispirazione ma è durato trent’anni”. Parole di Charles Eames, poliedrico genio creativo statunitense che, quasi con stupito incanto di fronte alla sua prolifica arte, ben riassume il tema dell’ultimo libro di Jonah Lehrer. “Immagina. Come nasce la creatività” – questo il titolo – esplora i meccanismi neurali che si celano dietro l’apparente serendipità che porta a escogitare soluzioni originali a problemi apparentemente insolvibili, inventare opere d’arte inimmaginabili o trovare impieghi alternativi a oggetti comuni rendendoli speciali.
Quell’Eureka che almeno una volta nella vita è imploso come un fuoco d’artificio nella mente di ognuno di noi è, in realtà, un accadimento molto più frequente e molto meno misterioso di quanto si possa pensare. Tutto sta nell’imparare a conoscere i meccanismi neurali sottesi alla creatività per investirli al meglio.
L’apparente enigmaticità dell’atto creativo fa sì che spesso venga associato a qualche magica forza esterna. Fino all’Illuminismo, in effetti, l’immaginazione era sinonimo di facoltà pseudo divine: essere creativi significava far parlare le muse, dar voce agli déi, sentirsi ispirati da un invisibile afflato. Il significato letterale di “ispirare” è, infatti, “soffiare dentro”.  In realtà, come spiega Lehrer, oggi le neuroscienze sono in grado di mappare i percorsi neurali tracciati dall’atto creativo, qualità propria dunque non di pochi eletti ma dell’essere umano.
Paradossalmente emerge che l’eccessiva concentrazione soffoca l’intuizione, spegne la favella che conduce all’Eureka, e ciò è scientificamente dimostrato. Quando la mente è particolarmente serena e rilassata – quando cioè le onde alfa emanate dall’emisfero destro del cervello sono al lavoro – è più facile dirigere il faro dell’attenzione verso il nostro “interno”, ovvero verso quel flusso di libere associazioni che spesso conducono all’atto creativo, al lampo di genio. Al contrario, in assenza di onde alfa, l’attenzione si concentra tutta verso il nostro “esterno”, ovvero verso i dettagli dei problemi che stiamo cercando di risolvere. E questo ragionamento analitico è di ostacolo all’intuizione. Questo spiega perché molto spesso l’idea giusta o la risposta esatta arrivino mentre passeggiamo nel verde, quando siamo sotto la doccia o al risveglio dopo una magnifica notte d’amore. Tutte attività che fanno chiacchierare l’emisfero destro, stimolando le onde alfa.
Attorno a questo nucleo scientifico che sta alla base dell’atto creativo, si agganciano situazioni e stati d’animo particolari in grado di stimolare l’immaginazione. Viaggiare, per esempio, aiuta a far volare la mente: lasciarsi alle spalle il conosciuto, il prevedibile, lo scontato, abbandonare scenari abituali e quotidiane certezze apre lo sguardo verso orizzonti più ampi. Fuggire dai luoghi in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo porta la mente ad afferrare quelle idee erranti che silenziosamente ci parlano ma che l’abitudine inibisce.
Non solo. Spesso i percorsi creativi nascono da un profondo senso di frustrazione per non sapere trovare la risposta ad un problema. L’insoddisfazione, la delusione, l’impasse di fronte alla soluzione portano spesso alla folgorazione, all’illuminazione, all’euforia creativa. È quello che hanno vissuto Archimede nella vasca da bagno e Newton sotto il melo, ma anche Picasso e Mozart. Fino a un attimo prima ci si sente bloccati, paralizzati di fronte a un enigma impenetrabile che all’improvviso si svela. Perché? Perché la frustrazione porta ad analizzare i problemi da nuove prospettive: neuroscientificamente parlando, la repentinità dell’intuizione è preceduta da una raffica altrettanto improvvisa di attività cerebrale che si attiva circa trenta millisecondi prima che la risposta irrompa nella mente cosciente. Prima non c’era nulla, un istante dopo tutto.
Nonostante questo delizioso libro di Lehrer faccia luce sui meccanismi neurali della creatività, nulla viene tolto all’emozione dell’illuminazione e alla bellezza dello stupore. L’immaginazione resterà sempre qualcosa di miracoloso, di poetico e di esclusivo di cui ogni essere umano è il vero artefice. Mitologia e superstizione si chiamano oggi mente e cervello, per questo ogni atto creativo per quanto spiegato da impulsi, onde e frequenze, sarà sempre una storia a sé, unica e irripetibile. Quasi come per magia.