L'abbraccio

Che ci crediate o no, esistono persone che comunicano tra loro anche senza parole. Persone che si ascoltano e si sentono nonostante le distanze, che trascendono lo spazio fisico e ingannano il tempo reale, sospese nel magma incandescente che le unisce.
È un legame che non ha un nome. Non si chiama amore, né passione, né desiderio. No, si tratta di qualcosa di più grezzo, di più antico, che coinvolge l’anima e la mente. Succede a chi è attratto, forse perché predisposto, dal buio, da quell’invisibile eppure palpitante mondo archetipico che interiormente cova, scava, alimenta e consuma.
Quest’immersione nelle vene più profonde dell’humus psichico è un’avventura rischiosa e inevitabilmente dolorosa, persino mortale, che porta ad aprire sipari perturbanti nel teatro dell’anima. Se si è soli durante questi viaggi interiori la paura è tanta, si rischia di perdere la rotta, di finire per sempre alla deriva calamitati da malati piaceri.
Ma quando si ha la ventura di condividere i propri fantasmi e le proprie ombre con una creatura affine, la consolazione di non essere soli in questo delirio spinge a cercarne una ragione. Un motivo creativo che trasformi la ricerca in spiegazione, il viaggio in traguardo, il buio in luce e il delirio in visione.
Non è un caso, non esistono coincidenze ma fili invisibili che cuciono episodi, luoghi, esistenze intere. Che ci crediate o no, le persone che comunicano tra loro anche senza parole, che si ascoltano e si sentono nonostante le distanze, non hanno paura di volare negli abissi o di sprofondare nello spazio. Perché ovunque esse vadano, sempre si incontrano e si stringono in un caldo, eterno abbraccio.