Ci sono luoghi che trascendono lo spazio fisico. Luoghi che rappresentano, innanzitutto, uno stato mentale, un modo di stare e di sentire.
La ‘mia’ città sta seduta sull’acqua. Galleggiano i palazzi e serpeggiano le strade incorniciando di sinuose curve i riflessi del lago. Non impone il suo cemento alla natura che la ospita ma si eleva e si espande con garbo, quasi chiedendo permesso.
Così la vedo io, questa città che ogni mattina si risveglia con la puntualità di cui va fiera la sua gente. Il ritmo del giorno s’accorda con il naturale diffondersi della luce e il teatro quotidiano prende il via richiamando all’ordine le sue consuete comparse.
È la città delle palme e degli oleandri, delle file educate negli uffici e delle code silenziose sulle strade, dell’infradito ai piedi e delle ventiquattrore in mano. Una città dai mille idiomi dove è sempre vacanza anche quando si lavora, dove davanti a un caffè tutto può accadere, basta saper guardare oltre l’apparente casualità di certi incontri.
Ma soprattutto la ‘mia’ città è il regno dei cigni e dei germani, degli svassi e dei gabbiani, delle folaghe e dei cormorani. Una svolazzante frenesia anima il lago di pennute presenze che echeggiano sull’acqua e fanno da controcanto al solenne volteggiare di poiane, falchi e nibbi, sovrani indiscussi del cielo in ogni sua stagione.
Qui osano i cigni e stringono un disinvolto dialogo con la gente del posto e con i turisti di passaggio, sfilando fin sulle aiuole del lungolago per accattivarsi qualche goloso boccone. Rinunciando all’eleganza che normalmente ostentano sull’acqua, trascendono il proprio naturale spazio liquido e con goffa audacia s’avventurano nella civiltà mescolandosi all’imprevedibile presenza umana. Cigni abitudinari e sedotti come noi, evidentemente.
Noi consuete comparse che ogni mattina ci risvegliamo senza smettere di sognare in questa città garbatamente seduta sull’acqua, gustando quel particolare modo di stare e di sentire che ci infonde, in eccitata attesa di quel che accadrà davanti al prossimo caffè… Forse.
Questa esternazione è parte della tua anima, vera, vergine, aperta a chi sa essere in sintonia. E’ la rappresentazione di un tipo di mondo che ti affascina dalla tenera infazia lasciando aperte le porte della sorpesa qutidiana, che alle sorprese che ti donava la famiglia oggi si estende alla società civile, che si dimostra generosamente amica e benigna, affettuosa.
E’ difficile che tu possa tradire questa legacy con il Ticino, con il tuo lago, con i tuoi amici alati. Il rapporto personale si è esteso a un rapporto di collettività, cittadinanza, forse perpetuo.
E’ bello e positivo leggerti, ammirare le tue immmagini, quelle del tuo angolo di eden, del suo territorio e del suo azzurro di acqua e cielo, colorato dai fiori di stagione e perenni.
Hai tanto da vivere, P, che la poesia che esprimi si mantenga affezionata al tuom essere, che il tuo amore sia a lungo condiviso. Sarai riconoscente a tuo modo alle nature animate e a quelle che sei capace di incontrare e fartene parte al ogni sosta in un caffè. Grazie di tenermi vicino a questa fantastica età di gioventù e di affetto.
Xoxo, luglio 2017…