Il Cairo, una città da sfogliare

“Il tramonto si annunciava e il Vicolo del Mortaio andava coprendosi di un velo bruno, reso ancora più cupo dalle ombre dei muri che lo cingevano da tre lati. Si apriva sulla Sanadiqiyya e poi saliva, in modo irregolare: una bottega, un caffè, un forno…” 
Profumo di mandorle e miele, fumose boccate di shisha, aroma di tè speziato. Colori audaci, danze del ventre, calore d’Africa. È la magica atmosfera che si respira tra le pagine di uno dei narratori più prolifici e vividi del mondo arabo – Nagib Mahfuz, Nobel per la letteratura nel 1988 – profondamente legato all’Egitto e perdutamente innamorato de Il Cairo, sua città natale. Attraverso le parole che si fanno immagini partorite da questo esploratore dell’anima sociale e culturale di un Paese traboccante di emozioni, è possibile intraprendere un vero e proprio viaggio per cogliere tutto il fascino di un mondo in parte sconosciuto allo sguardo occidentale.
“Per le strade de Il Cairo”, uno dei suoi romanzi più eloquenti, prende per mano il lettore che diventa il viaggiatore privilegiato in una città dal doppio volto, anima islamica e coopta, una città tentacolare che mescola la semplicità di un villaggio fermo nel passato con la frenesia di una metropoli protesa nel futuro. Tradizione e modernità, religione e mondanità, si sfidano a duello in un intrigante gioco d’equilibri in cui è bello lasciarsi trasportare senza diffidenza, con la viva curiosità di avventurarsi in un modo di vivere lontano dal proprio. Il sapore di sensuale esotismo stempera i pregiudizi nei confronti di una politica e di una società innervate di contraddizioni. I personaggi dei romanzi di Mahfuz, semplici, umili, autentici, finiscono per trascendere se stessi diventando metafora di un modo di vivere e di pensare in cui il lettore-viaggiatore ha l’occasione di confrontarsi per superare dubbi e differenze.
Così, la solennità delle moschee di Mohammed e di Ibn Tulun, la più antica della capitale, si armonizza con il chiassoso disordine dei bazar e i colori fumosi delle taverne, rispecchiando le stesse contraddizioni che albergano nell’animo umano. Mentre l’antica Fortezza di Babilonia, con la Chiesa sospesa tra le due torri romantiche, sorveglia il quotidiano fluire della gente, ricamando una dimensione surreale tra sacro e profano. Lo stesso Nilo, attraversando la capitale, la divide in due isole – Roda e Gezira – altra metafora del doppio volto di una città in movimento, in cammino tra passato e futuro, dove il presente è un meraviglioso ponte da attraversare per superare confini reali e mentali. Nessuna sorpresa, dunque, se alla tomba di Tutankamon custodita nel Museo Egizio ospitato nel Midan El Tahrir fanno da controcanto Heliopolis e Nasr City, cuori pulsanti della capitale contemporanea che riconducono i miti della storia all’esistenza di tutti i giorni.
Facile dunque lasciarsi sedurre dalla “città dei mille minareti” e le parole di Mahfuz diventano l’incipit di un viaggio vero e proprio, fuori dalle pagine di un romanzo e dentro l’anima di una città desiderosa di farsi scoprire. Pagina dopo pagina.