Il puzzle della vita (Privé)

Gioco a immaginare quest’istante dall’alto.
Mi elevo e guardo in basso, da un punto qualsiasi del cielo dove le frange d’azzurro cominciano a tradursi in blu profondo. Uno sguardo da lontano, come quello che offre il monitor quando Google Maps è in azione e ci permette di contemplare la Terra a distanza abbracciandola tutta con un click, avvicinandola e allontanandola a piacere.
Ecco, così zoomando un po’posso vedere me, seduta qui alla mia scrivania affacciata su un lago un po’ imbronciato che anela il sole, me che scrivo, me che penso, me che gioco.
Gioco a immaginare voi, persone che amo. Voi che siete lontane eppure vi vedo raccolte tutte attorno ai miei pensieri.
Vedo te che ora sei al lavoro di fronte al tuo monitor, elegante come sempre, seduto alla tua scrivania dove cumuli di libri e di fogli stanno affastellati come piramidi, forse volutamente innalzate per isolarti dal resto del mondo.
Vedo anche te che stai su un treno con un libro in mano, e guardi serio fuori dal finestrino scorrere la tua giovane vita piena di promesse, forse tenendo proprio in quel libro appoggiato sulle ginocchia la scommessa vincente sul tuo futuro.
Poco lontano vedo anche te, sempre generosa, sempre indaffarata a prendersi cura degli altri, sarà forse questo il segreto che ti rende tanto piena di energia a dispetto degli anni che sopporti, per fortuna ci sei tu, senza sarebbe un disastro.
Lì vicino vedo anche lui, molle nell’erba, che ti guarda mendicando una carezza, perché non è affatto così materiale come si potrebbe pensare, un biscotto non lo fa mai felice quanto un’affettuosa coccola da leccare.
Vedo poi te, lontanissimo eppure vicinissimo, che stai dormendo data l’ora, cullato da chissà quali sogni che poi scordi ma che, anche se non ci credi, ti aiutano a svegliarti con quel sorriso contagioso che a tutti regali.
E vedo anche te, creatura complessa e completa venuta da non si sa dove, che ti destreggi tra la banale esteriorità degli altri e la tortuosa interiorità del fanciullo senza tempo che sei, disarmante purezza d’animo chiusa dentro un sempiterno fuoco.
Sorrido con un velo malinconico guardando le nostre vite muoversi verso direzioni spesso opposte eppure unite da una misteriosa sinergia. Come tante tessere di un puzzle le persone che si amano si appartengono nonostante le distanze e mi piace immaginare che in questo preciso instante, fotografato dall’alto di un cielo sempre più rosa, anche voi stiate pensando a me che gioco a completare questo puzzle esistenziale.
Suona il cellulare, rispondo: “Ciao, stavo pensando a te, come stai…?” Plano dall’alto e torno alla base… allora è proprio vero, il pensiero è una mano tesa che allaccia le persone. E questo non è un gioco della mia immaginazione.