Ladra di voci (Privé)

Succede a volte di fermarsi a ricordare affetti spariti.
Persone amate, definitivamente lontane nel tempo, allacciate a un passato denso di emozioni che malinconicamente accompagna il nostro presente. E allora penso: che cosa mantiene più acceso il ricordo di chi non c’è più? Normalmente si fruga tra le immagini, quelle custodite nella mente e quelle impresse in fotografie. Volti, momenti, colori, luoghi, stagioni, tutto quello che ci piace ricordare di quella persona amata è facilmente evocato attraverso le immagini che ne abbiamo conservato e che sedimentano le memorie di un’esistenza condivisa.
Ciò nonostante, è per me un altro lo strumento più potente per animare i ricordi scongiurandone la cristallizzazione dentro attimi aridi di vita, come rischiano di diventare fotografie incorniciate e posate su un tavolo.
È la voce.
Sì, poter riascoltare la voce di chi non è più qui vicino a noi resusciterebbe in me emozioni tangibili, perché la voce è movimento, è contatto. La voce penetra, muove, scalda, eccita, commuove. La voce è lo specchio dell’anima, l’ho sempre pensato ogni volta che riuscivo a ‘sentire’ le persone anche a occhi chiusi, solo ascoltandole. La voce è musica e la musica, si sa, dialoga con quel sottobosco emotivo sospeso tra il cuore e la ragione, comunica al di là delle parole, vibra e tocca nel profondo scomodando inconsce reazioni psicologiche di monumentale potenza. Gocce che alimentano e agitano un oceano. Oltretutto la voce è anche quell’elemento che in un essere umano invecchia meno, più lentamente, restando fedele a se stessa, oltre le ingiurie del tempo sul corpo.
Per questo, ricordando alcuni affetti spariti, mi rammarico di non aver collezionato voci anziché immagini. Preziose registrazioni di stati d’animo da poter riascoltare ogni volta che quella persona cara, ormai definitivamente lontana, mi manca più del solito.
Così, pensando a chi oggi amo, ho deciso: d’ora in poi diventerò una ladra di voci.