Asinara, un viaggio nel tempo

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Il molo in pietra che dal giardino di un regale palazzo s’allunga sul mare è il benvenuto che l’Isola Asinara offre ai suoi visitatori. Un ideale tappeto rosso invita a varcare la soglia di un’oasi ancora poco conosciuta al grande turismo e tuttavia impaziente di svelarsi in tutto il suo misterioso fascino fatto di storia ma anche di natura. É un invito discreto, rivolto a chi sa comprendere la nuda bellezza di un paesaggio che non vuole essere apprezzato solo per i suoi trascorsi storici ma che chiede di essere proiettato verso nuovi scenari culturali.

L’Asinara oggi, un ponte tra passato e futuro

L’attuale nome “Asinara” deriva dalla tradizione toscana del XIII secolo dove compare come Azenara e Asenara. Dalla prima vera colonizzazione dell’isola avvenuta in epoca medievale a oggi la semplicità di un popolo di pastori e agricoltori si è indissolubilmente intrecciata alle vicende straordinarie della Prima Guerra Mondiale, quando l’isola divenne campo di prigionia per migliaia di soldati dell’Impero Austro-Ungarico. L’Asinara resta nell’immaginario collettivo un paradigma di isola penitenziaria nato nel 1885, la cui eco più recente è il supercarcere dove sono stati detenuti camorristi, mafiosi e brigatisti dello stampo di Totò Riina, carcere dimesso nel 1997 con la conseguente istituzione del Parco Nazionale dell’Asinara.

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Oggi i 5000 ettari di territorio appartenenti al comune di Porto Torres (SS) sono un patrimonio naturalistico prezioso e Cala Reale è l’approdo per i traghetti provenienti quotidianamente da Stintino e Porto Torres. Lo stile architettonico del Palazzo Reale che s’affaccia sul molo – sede del Parco Nazionale – evoca le memorie custodite nell’isola le cui tracce sono ancora eloquenti. La Colonia Penale Agricola, successivamente Casa di Reclusione, ossia luogo di soggiorno per i detenuti con condanna definitiva, era organizzata in diversi insediamenti residenziali, denominati diramazioni o distaccamenti, ognuno dedicato a reati diversi. Ogni diramazione era una sorta di piccolo carcere, costituito dai dormitoi per i detenuti, dalla caserma, dagli alloggi per le guardie e dalle stalle per il ricovero di animali e granaglie. Oggi tutto questo somiglia a un villaggio diffuso, un villaggio fantasma sospeso nel tempo, che potrebbe tradursi in una formula di turismo ecosostenibile se si recuperassero gli edifici abbandonati trasformandoli in strutture d’accoglienza. Alti muri in pietra, fil di ferro spinati e torrette di sorveglianza si alternato a casupole d’un bianco immacolato, un contrasto che fa riflettere sugli estremi della vita. L’interesse artistico, storico, archeologico e antropologico, insieme a quello naturalistico, potrebbe fare dell’Asinara una meta d’attrazione culturale unica nel suo genere.

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Cosa vedere all’Asinara

Cala Reale con i suoi riverberi storici è solo il punto di partenza per avventurarsi alla scoperta dell’isola, innervata di sentieri naturali e strade asfaltate che sboccano su panorami mozzafiato. Il Sentiero della Memoria parla da sé: oltre alla presenza delle domus de janas, grotte o tombe prenuragiche, il Sentiero conduce all’Ossario Austro-Ungarico con le spoglie di oltre 5000 prigionieri della Prima Guerra Mondiale e approda alla piana che nel 1916 ospitava l’accampamento di malati e soldati. Il Sentiero dell’Asino Bianco è invece una boccata di vita, un’occasione per incontrare questo mite animale dal pelo albino che si ripara all’ombra dei cespugli, quasi a pregare gli umani di proteggerlo, data la precarietà della sua specie. La convivenza con cinghiali, cavalli e capre è pacifica, avendo questi animali abitudini alimentari differenti, e la naturalezza con cui scorrazzano nell’isola infonde al visitatore una sana consapevolezza: quella di essere ospite qui, non padrone!

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Natura e storia all’Asinara si intrecciano continuamente: presso il molo del Lazzaretto nel 1995 è stato rinvenuto il relitto di una nave romana della fine del IV sec. d.C. che trasportava conserve di pesce dalle coste iberiche a Roma. Mentre dalle alte falesie metamorfiche della costa occidentale fino alle insenature sabbiose di quella orientale spiccano alcune torri costiere erette tra il 500 e il 600 a difesa dell’isola. Quella di Cala d’Oliva ad esempio risale al 1611 e ancora oggi, grazie a sapienti restauri, sembra far da sentinella all’isola, sorvegliando il mare carezzato dal vento.

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Cala Oliva ospita, oltre alla Diramazione centrale dell’ex carcere, anche l’unico ostello qui presente. Nella sua semplicità offre la possibilità di scoprire i fondali marini nella loro verginità. Il Centro diving organizza periodicamente anche corsi di sub per disabili e non vedenti, una straordinaria opportunità per ‘sentire’ il mare oltre la superficie dello sguardo. www.asinarascubadiving.com

Altra attrattiva dell’Asinara è il Centro Recupero Animali Marini, a Cala Grande, volto a salvaguardare specie a rischio come le tartarughe marine ma anche a sensibilizzare pescatori e visitatori educandoli a comportamenti responsabili nei confronti degli abitanti del mare. www.crama.org

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Non solo mare

La flora dell’isola comprende oltre 700 specie di cui 30 endemiche e questa straordinaria esuberanza di macchia mediterranea (lentisco, euforbia, ginepro, fillirea …) ha ispirato anche l’arte alchemica: Farmasinara è un’Officina cosmetica che produce creme, oli e saponi ricavati esclusivamente da ciò che qui la natura spontaneamente offre. www.farmasinara.it

A Fornelli restano le tracce del carcere di massima sicurezza, ampliato alla fine dell’Ottocento e utilizzato come tubercolario durante la Seconda Guerra Mondiale. Santa Maria è una delle diramazioni carcerarie più recenti, veniva denominata legione straniera perché accoglieva detenuti provenienti da tutto il mondo.

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Come muoversi all’Asinara

Il modo ideale per scoprire il cuore dell’isola è a piedi o in bici, godendo del silenzio che questo luogo dona. È possibile noleggiare anche veicoli elettrici, compatibili con l’ambiente. Chi volesse vivere il mare in superficie può sospingersi in barca o barca a vela costeggiando le cale, raggiungere l’Isola Piana o la spiaggia della Pelosa, a Stintino. Un indimenticabile tuffo nel blu per coronare al meglio un piacevole viaggio nel tempo all’Isola Asinara.

www.parcoasinara.org

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IL CARCERE COME BENE CULTURALE, I DETENUTI COME VOCI DA ASCOLTARE

C’è chi del patrimonio storico dell’Asinara e della Sardegna ha fatto un tesoro letterario. È Carlo Delfino che, dal 1980, con la sua Casa Editrice ha cucito un ponte tra queste isole e la fame di sapere di chi vuol conoscerle. Il suo parto letterario più recente è una straordinaria raccolta illustrata di testimonianze relative alle colonie penali sarde, con particolare attenzione al carcere dell’Asinara: Le carte liberate. Viaggio negli archivi e nei luoghi delle colonie penali della Sardegna (Vittorio Gazale e Stefano Tedde). Voci di detenuti rimaste imbavagliate dietro sbarre di ferro e liberate solo grazie alla ricerca di chi ha voluto riscattare in qualche modo centinaia di vite amputate dalla prigionia. I detenuti erano obbligati al rispetto del silenzio, rare le eccezioni di poter parlare a voce bassa. Facile immaginare dunque il bisogno di scrivere per liberare l’anima ma anche la scrittura doveva limitarsi a poche righe. Queste righe, brandelli di storie umane dense di drammaticità, sono state raccolte in questa opera monumentale: 380 pagine che hanno colmato un imperdonabile vuoto culturale, rompendo l’isolamento fisico tra il mondo del carcere e la società civile. Il cantautore Piero Marras ha tradotto in note le voci dei carcerati, tra queste il manoscritto “Perché sparai alla mia amante” di Marcello Perucci un’emozione tutta da ascoltare.

www.carlodelfinoeditore.it

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