L’ANIMA DEL VINO: LA STORIA DI UN TERRITORIO, LA VITA DI UNA FAMIGLIA

Terredora Dipaolo è sinonimo di tradizione e innovazione, frutto dell’alleanza tra la generosità della Campania e l’operosità della sua gente
L’eleganza austera del Taurasi, la mineralità esotica del Fiano, la corposità floreale dell’Aglianico sono solo alcuni dei versi che compongono la poesia enologica di chi ha fatto della propria passione una missione
Dentro le bottiglie cantava una sera l’anima del vino:
So quanta pena, quanto sudore e quanto sole cocente servono, sulla collina ardente,
per mettermi al mondo e donarmi l’anima
Questi versi, ricamati da Baudelaire in una sua celebre poesia, si prestano a dar voce alle “creature” di una delle Aziende vinicole italiane più attraenti. Terredora, infatti, non è solo sinonimo di vini di ottima qualità ma è sintesi di passione, tradizione e innovazione. Un blendche si tramanda nel tempo, alimentato dalla tenacia di una famiglia che dalla vite ha saputo stillare tutto il valore del territorio che la partorisce.  
La Terra
Dal 1978 Terredora è sovrana del regno vitivinicolo della Campania. Affonda le radici in una terra dove l’alleanza tra vulcano, mare e sole imprime alle vigne un carattere sanguigno dalla tempra eroica, proprio come la sua gente.  Qui in Irpinia, infatti, zona collinare dell’entroterra carezzata dal vento del vicino Golfo di Napoli, l’audacia della natura s’intreccia col temperamento degli uomini. I vigneti si srotolano lungo i pendii, si nutrono di terreni di origine vulcanica e si abbeverano di un’ottima insolazione per la maggior parte dell’anno, restituendo all’uomo la massima espressione di sè. Ma sarà solo questo il segreto dei vini Terredora?
La Famiglia
Per quanto generosa, la Natura sarebbe arida senza la mano sapiente dell’Uomo. E’ durante il secondo dopoguerra che Walter Mastroberardino, timoniere di Terredora, sfrutta questa sapienza e comincia a far conoscere le bottiglie prodotte in azienda insieme ai suoi fratelli. Da questa tradizione ereditata con orgoglio si arriva al successo del presente: nel 1994 con i figli Daniela, Lucio e Paolo, e il prezioso sostegno dell’amata moglie Dora Di Paolo, Walter fa costruire la nuova cantina a Montefusco (provincia di Avellino), uno scrigno per la vinificazione delle uve, battezzata Terredora in onore di Dora. Grandi soddisfazioni si succedono in vent’anni di storia, anni in cui anche le pagine tristi, scritte dalla perdita prematura di insostituibili affetti, hanno contribuito a temprare il carattere di una Famiglia che ha fatto della vite la propria vita. Il vero segreto di Terredora è dunque racchiuso nell’anima del vino, un vino concepito dalla disponibilità della natura e cresciuto dall’amore delle donne e degli uomini che se ne prendono cura.
La celebrazione dei 70 anni dell’Azienda ha coinciso con l’ottantatreesimo compleanno di Walter Mastroberardino – lo scorso 25 gennaio – un doppio brindisi che corona i numerosi premi internazionali collezionati dai vini Terredora, tra cui Wine Spectator, Wine Advocate e Wine Challange. Un traguardo ambizioso che s’affaccia su un cammino seminato di nuove stimolanti sfide. 
I Vini
Campore a Lapio e Terre di Dora a Montefalcione offrono un’interpretazione moderna di un autoctono di grande tradizione come il Fiano di Avellino, dalla forte identità varietale e di estrema lunghezza e personalità.
Terre degli Angeli a Santa Paolina, Loggia della Serra e Pioppo del Cappuccino a Montefusco imprimono al Greco di Tufo una notevole intensità aromatica, fragranze minerali e i caratteri tipici dei vini bianchi di grande complessità.
I pendii scoscesi di Campore a Lapio partoriscono il simbolo per eccellenza di Terredora: il Taurasi Campore Riserva, potente, morbido ma dalla forte personalità.
Casali della Baronia a Montemiletto producono vini che si distinguono per freschezza e ricchezza dei profumi: il Principio, Aglianico di ispirazione moderna, dalle iniziali note dolci che evolvono positivamente nel tempo, e la Falanghina Irpinia, eccezionale esempio di stile, in cui spiccano l’intensità di frutta e la freschezza.
Sulle dolci colline di Pago dei Fusi a Pietradefusi, culla dell’Aglianico, nascono vini di grande impatto olfattivo con predominanza di note minerali e una spalla acida che ne valorizza la freschezza.
Corte di Giso a Gesualdo è l’ultima nata fra le tenute Terredora, dedicata a Falanghina e Aglianico. Anche i vigneti a Venticano sono coltivati ad Aglianico, un vino giovane, allegro, con vivaci note di pepe e frutti rossi che richiamano l’estate.

Forse, se Baudelaire potesse idealmente sorseggiarlo, gli dedicherebbe la sua poesia più bella.